BRUNO CIVARDI
Maria Tramaglino
Romanzo storico – Arti Grafiche Oltrepò – Cortocircuito, 2011
Il romanzo incomincia là dove erano finiti i Promessi Sposi: la nuova protagonista, Maria, è quella “bella creatura” che Renzo e Lucia, a compimento del loro travagliato amore, mettono per prima al mondo. Si tratta perciò di un sequel dell’opera manzoniana? Solo in parte. Nella sua Nota Introduttiva l’Autore afferma che occorre essere umili, rendersi conto che non tutti i personaggi si lasciano maneggiare facilmente. L’umiltà deve guidare il narratore, soprattutto quello che intenda proseguire su una via già inaugurata e percorsa; egli dovrà mettersi sullo stesso piano dei personaggi, non prevaricarli, ma rispettarli, fino al punto di rinunciare ad alcuni di essi, riconoscendo che sono troppo grandi per lui. Proprio per questa umiltà poetica, è meglio se per Maria Tramaglino parliamo di “divertimento”, nel senso profondo di piacere narrativo, come l’Autore stesso ci suggerisce. Di certo, dalla fervida immaginazione e dalle conoscenze sul campo di chi ha dedicato una vita all’insegnamento, non poteva che nascere una sorta di giusto tributo: pagine tanto innamorate che Manzoni in persona ringrazierebbe nel leggerle. Maria Tramaglino è tuttavia un romanzo ricco di tante nuove suggestioni, che ci porta deciso in un lungo viaggio attraverso l’Italia del Seicento. Il destino, che induce Maria all’avventura della vita e ne accomuna un po’ la sorte a tutti noi, è il medesimo che fu di Renzo e Lucia: la fuga e l’anelito verso un amore che non sembra potersi realizzare. Per questo amore, Maria si spinge dal suo paesello fino ad una Napoli scossa dalla rivoluzione antispagnola, portando in sé un segreto e ricercando ogni forza una verità.
CITAZIONI CRITICHE
Maria Tramaglino
Gentile Bruno, grazie per avermi strappato per una sera alle letture consuete: la scrittura mi ha avvinto, mi sono divertita
Ho letto tutto d’un fiato … e ora comincio a rileggere
Racconto emozionante, sostenuto da accurate ricerche e ricco di vivi dettagli
Sempre presente, ma sommesso e delicato, il tema della fede
Solo chi ha vissuto a stretto contatto con i giovani, ed è giovane dentro, può esprimere in modo così profondo e perfetto i sentimenti, i sogni e le paure dei giovani
Ha preso da un classico e ne ha tirato fuori qualcosa di assolutamente originale
Intelligenza delle cose, cultura, eleganza …
L’autore ha dimostrato un coraggio da leone misurandosi … con il Manzoni!
Superlativa la scoppiettante e ghiottissima favola teatrale, in cui Don Gaetano (leggasi Bruno Civardi) è immenso e incommensurabile
Il tema del viaggio si fa molteplice: il viaggio per l’Italia alla ricerca di Filippo è per Maria contemporaneamente un viaggio interiore e di iniziazione
In certe pagine si respira l’aria fresca e nuova da cui nascerà il mondo moderno
Civardi mostra rispetto per il “padre” Manzoni, ma poi come “figlio” uccide il padre e va per altra strada … Maria non è infatti creatura manzoniana, ma moderna … don Gaetano e Sòlomos sono assolutamente nuovi e moderni, anche il prete lo è, non ha nulla dello spirito secentesco, ma richiama piuttosto quello conciliare
Il racconto è raffinato, ma agile e lieve, delicato di immagini e di parole
La storia scorre con un ritmo incalzante, il linguaggio è fine ed elegante, i personaggi sono tutti dei piccoli gioielli
La lettura dell’addio di Maria a suo padre Renzo, pagina intensissima pur senza alcuna retorica, fa sussultare di emozione
Il romanzo scorre senza mai tempi morti. Si arriva fino a Napoli e ci si ritrova immersi nella storia, con Masaniello e la sua rivoluzione
Un gran romanzo, appassionante nella storia, scritto da narratore esperto nel montaggio della vicenda e mirabile per nitidezza e precisione di scrittura, che, in una fluidità e semplicità solo apparentemente dimesse, si distingue dalla scrittura manzoniana proponendosi per la sua modernità, innalzandosi talora in lampi e guizzi di straordinaria efficacia
“Solo pregare”, raccomanda padre Salvatore, come pregava Lucia (e fu miracolo) come ora esorta a farlo Maria, ed esorta tutti noi, perché noi siamo, oggi, come lei. “Tu credi?” “Non lo so, lo vorrei”.
Maria non si affida passivamente alla fede, prende in mano le redini del proprio destino, reagisce, assume decisioni, dimostra coraggio e capacità di sopportazione, senza perdere mai la sua istintiva apertura verso l’umano
Una bella macchina narrativa, con un sottile equilibrio fra invenzione e storia.
Un caso notevole di letteratura della letteratura …
Ha detto Valéry che in una poesia il primo verso è “un dono degli dei”, mentre tutti gli altri sono una fatica che l’autore deve portare a termine: ebbene, qui il “primo verso” è la piccola Maria, dono del Manzoni da lui lasciato per Civardi: un dono bello, ma pesante, perché Civardi si è assunto l’impegno di dare una sostanza di personaggio a chi era solo un nome. Per fare ciò, ha dovuto “sfidare” il Manzoni, affrontare il confronto con questo suo grande “doppio” …
“Noi il Paradiso lo abbiamo da sempre perduto, e dobbiamo riconquistarcelo ogni momento” … Ecco, forse è questo il “sugo” della storia
Il libro é molto delicato e ben contestualizzato storicamente. Linguaggio e stile narrativo sono assai rigorosi, ma nello stesso tempo squisitamente fruibili, anche dal mondo degli studenti, che hanno tanto bisogno di risorse di un certo valore “estetico”
Un’opera aperta, a cavallo tra fede e ragione in tensione dialettica, con protagonista un personaggio moderno, inquieto e dinamico; un libro scritto con un linguaggio semplice, ma non banale, che stimola ciò che sempre dovrebbe caratterizzare, come minimo, un romanzo: la voglia cioè di vedere come va a finire.